Il cosiddetto Superbonus, termine divenuto di uso comune, è un’agevolazione fiscale introdotta con il Decreto Rilancio (DL n. 34/2020) con l’obiettivo di promuovere interventi di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni degli edifici, incentivando così la transizione ecologica. Questa misura è stata pensata per rilanciare il settore edilizio, fortemente colpito dalla crisi economica, e per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione Europea.
Questo meccanismo permette ai proprietari di immobili (privati, condomini e in alcuni casi anche enti del terzo settore) di detrarre dal proprio reddito imponibile una percentuale molto elevata delle spese sostenute per lavori di ristrutturazione e riqualificazione energetica. Inizialmente fissato al 110%, il bonus è stato successivamente ridimensionato e modificato nel corso degli anni, mantenendo comunque percentuali molto vantaggiose,
L’accesso al Superbonus è subordinato al miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio o, qualora ciò non fosse possibile, al raggiungimento della classe energetica più alta. Questo obiettivo deve essere certificato attraverso l’Attestato di Prestazione Energetica (APE), redatto sia prima che dopo i lavori.
Il Superbonus non è un semplice rimborso fiscale. Le modalità per usufruirne sono tre:
- Detrazione diretta: Il beneficiario recupera la somma in 5 (ora ridotti a 4) anni, sotto forma di detrazioni fiscali dall’IRPEF.
- Cessione del credito: Il credito d’imposta maturato può essere ceduto a terzi, come istituti bancari o imprese, permettendo di finanziare i lavori senza anticipare il costo.
- Sconto in fattura: L’impresa che realizza i lavori applica uno sconto immediato pari al valore del bonus, recuperando successivamente l’importo come credito d’imposta.
Nonostante le potenzialità del Superbonus, diversi problemi hanno compromesso la sua efficacia. Uno dei principali è stato l’aumento dei costi dei materiali e dei lavori, dovuto all’elevata domanda generata dall’agevolazione, oltre che da una speculazione del mercato. Inoltre, molte imprese si sono lanciate nel mercato senza avere le competenze o le risorse necessarie, lasciando numerosi cantieri incompiuti.
A peggiorare la situazione ci sono stati casi di frodi, con l’apertura di cantieri fittizi o la presentazione di documentazione falsa per ottenere i crediti d’imposta. Questi episodi hanno portato a sequestri, contenziosi legali e controlli più rigidi da parte delle autorità.
Uno dei problemi più rilevanti è rappresentato dai cantieri non conclusi. Il principio generale stabilisce che per usufruire del Superbonus i lavori devono essere completati, garantendo il miglioramento delle prestazioni energetiche e rispettando i requisiti previsti. Se ciò non avviene, il contribuente perde il diritto all’agevolazione e rischia di subire il recupero fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Un’eccezione limitata è stata introdotta nel 2023, permettendo che gli interventi avanzati entro il 31 dicembre di quell’anno non siano soggetti a recupero fiscale, anche se non completati e privi del doppio salto di classe energetica. Tuttavia, questa deroga riguarda solo una casistica ristretta.
Nel caso di cantieri incompiuti, i condomini possono avviare un contenzioso contro le imprese responsabili. Tuttavia, la giurisprudenza in materia è ancora in fase di sviluppo, ed è allo stato ancora incerta la possibilità di richiedere un risarcimento per le agevolazioni fiscali non ottenute. Questo apre uno scenario incerto, in cui l’unica soluzione certa resta quella di completare i lavori, evitando così ulteriori complicazioni.
Il Superbonus si avvia alla conclusione: la sua scadenza è prevista per la fine del 2025, e difficilmente sarà prorogato. Se hai necessità di una consulenza, di chiarimenti o di avere un parere, puoi compilare senza impegno il form in calce a questa pagina del nostro sito https://www.studioavvocatofadda.it/lo-studio/