l’8 marzo, in tutto il mondo, si celebra la Giornata Internazionale della Donna, un momento dedicato alla riflessione, alla celebrazione e alla lotta per i diritti delle donne. Questa data, oltre a essere un’occasione di festa, ci offre l’opportunità di esaminare da vicino i progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare nella promozione dell’uguaglianza di genere. In questo articolo, esploreremo la fondamentale questione dei diritti delle donne nell’ambito giuridico italiano, partendo dalla Costituzione e spaziando attraverso vari aspetti della vita sociale, economica e politica.
Prima di immergerci nei dettagli dei diritti delle donne nell’ordinamento giuridico italiano, è importante ricordare il significato e le origini di questa giornata. L’8 marzo fu scelto per commemorare le lotte delle donne per l’uguaglianza e i diritti civili e politici. Risale al 1908 la storica manifestazione di operaie tessili a New York, in cui le donne rivendicarono migliori condizioni di lavoro e il diritto di voto. Da allora, l’8 marzo è diventato un simbolo di solidarietà femminile e un’occasione per promuovere la parità di genere in tutto il mondo, seguito dal tragico episodio che segnò in maniera indelebile questo periodo: la morte di 146 operai, 123 donne e 23 uomini, nel rogo della fabbrica Triangle a New York, il 25 marzo del 1911.
La Costituzione Italiana, adottata nel 1947, costituisce il fondamento giuridico su cui si basano i diritti delle donne nel paese. Il principio fondamentale dell’uguaglianza di fronte alla legge è sancito nell’articolo 3, il quale afferma che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso”. Questo articolo è il pilastro su cui si basa la tutela dei diritti delle donne in Italia, garantendo loro il diritto alla parità di trattamento in tutte le sfere della vita.
l secondo comma dell’Articolo 3, recita: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Tale precetto impone alla Repubblica Italiana di affrontare le diseguaglianze in modo sostanziale, riconoscendo le ingiustizie presenti nella società e impegnandosi a rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Questo impegno si applica in particolare alle donne che spesso subiscono discriminazioni di genere nella vita quotidiana.
Il concetto chiave in questo contesto è “di fatto”, una parola introdotta da Teresa Mattei, una delle madri costituenti. Questo termine sottolinea la necessità di affrontare le diseguaglianze reali che le donne incontrano ogni giorno, spesso in una società che non riconosce apertamente queste disparità.
Una delle aree più cruciali in cui i diritti delle donne sono stati storicamente violati è il mondo del lavoro. Nonostante i progressi compiuti, le donne continuano a in
contrare disparità di trattamento e discriminazioni sul luogo di lavoro. La Costituzione italiana e le leggi successive hanno introdotto disposizioni per proteggere i diritti delle lavoratrici, come il diritto alla parità di retribuzione per lavoro uguale sancito dall’articolo 37 della Costituzione: “La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione” Tuttavia, ancora oggi persistono disuguaglianze salariali e difficoltà nell’accesso a posizioni di leadership per le donne.
Oltre al lavoro, i diritti sociali e familiari sono cruciali per garantire l’uguaglianza di genere. Le donne devono avere il pieno controllo delle proprie scelte riproduttive e il diritto di partecipare pienamente alla vita familiare e sociale senza discriminazioni. La legge italiana riconosce i diritti delle donne in ambito familiare, come il diritto al divorzio e la protezione dalle violenze domestiche. Tuttavia, vi sono ancora sfide da affrontare per garantire una piena parità di diritti e opportunità per le donne nella sfera familiare e sociale. Ancora una volta è la carta costituzionale a tracciare la via, con l’art. 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Tutta una serie di norme del nostro ordinamento hanno ampliato il raggio d’azione dei diritti delle donne, a iniziare dalla riforma del diritto di famiglia, la legge sul divorzio, quella sull’interruzione della gravidanza.
Un altro aspetto cruciale dei diritti delle donne è la loro partecipazione alla vita politica e decisionale. La rappresentanza delle donne nei ruoli politici e istituzionali è fondamentale per garantire una democrazia inclusiva e rappresentativa. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, le donne sono ancora sottorappresentate nei parlamenti e negli organi decisionali. È necessario adottare misure concrete per promuovere la partecipazione politica delle donne e garantire la parità di genere nelle istituzioni pubbliche.
Sul punto la nostra Costituzione è stata aggiornata e integrata anche recentemente con l’introduzione di due nuove previsioni: la modifica dell’art. 51 (il secondo periodo è stato aggiunto con legge costituzionale n. 1 del 30 maggio 2003): “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
Ed inoltre con l’art. 117 (testo introdotto dalla legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001): “Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.
In conclusione, l’8 marzo rappresenta un’importante occasione per riflettere sui progressi compiuti e le sfide ancora da affrontare nella promozione dei diritti delle donne.
Tuttavia, vi sono ancora molte aree in cui occorre lavorare per eliminare le disparità di genere e promuovere una vera parità di diritti e opportunità per tutte le donne.
L’8 marzo ci ricorda, e ci deve ricordare, che la lotta per i diritti delle donne è ancora in corso e richiede l’impegno di tutta la società per essere vinta, oltre la retorica e vuote frasi di circostanza, e che la nostra Costituzione non deve essere un mero “libro dei sogni”, ma il faro del nostro vivere sociale.